E’ emozionante ritrovarmi a parlare di emozioni e sentimenti, visto che il mio primo articolo sul blog accennava già a ciò che oggi approfondiremo maggiormente nel dettaglio.
Ma facciamo subito una prima, chiara e concisa ricapitolazione:
i sentimenti sono disposizioni d’animo relativamente stabili,
le emozioni sono processi in permanente e transitoria evoluzione; sono il segnale che vi è stato un cambiamento, nello stato del mondo interno o esterno, soggettivamente percepito come saliente.
Ecco le componenti coinvolte di seguito:
la valutazione cognitiva (o appraisal) da parte dell’individuo di un determinato antecedente emotigeno, che lo porterebbe a giudicare l’evento categorizzandolo in piacevole o spiacevole
l’attivazione fisiologica (o arousal) dell’organismo (ad esempio, variazioni nella frequenza cardiaca e e respiratoria, sudorazione, pallore, rossore, etc.)
le espressioni verbali (e ad esempio il lessico emotivo) e non verbali (espressioni facciali, postura, gesti, etc.)
la tendenza all’azione (acting out, o passaggio all’atto)
il comportamento vero e proprio, generalmente finalizzato a mantenere o modificare il rapporto transazionale (ossia l’interazione) in corso tra individuo ed ambiente.

Le emozioni primarie – o innate – sono la gioia, la tristezza, la sorpresa, il disgusto, la rabbia e la paura; seguono le secondarie e loro sfumature, che secondo Damasio hanno luogo quando iniziamo a provare sentimenti ed a formare connessioni sistematiche tra categorie di oggetti e situazioni, da un lato, ed emozioni primarie, dall’altro.
Alcune di queste le ho approfondite in precedenti articoli, oggi voglio farvi qualche esempio mettendo l’accento su alcune delle emozioni diffuse e “scomode” ai più….
L’ansia
Si scatena quando si effettuano irrazionali previsioni negative e catastrofiche su eventi percepiti come importanti o pericolosi.
Ci sono una serie di modificazioni fisiologiche simili a quelle della paura:
giramenti di testa, vertigini, senso di confusione, mancanza di respiro, senso di costrizione o dolori al torace, appannamento della vista, senso di irrealtà, il cuore batte in fretta o salta qualche battito, perdita di sensibilità o formicolii alle dita, mani e piedi freddi, sudore, rigidità muscolare, mal di testa, crampi muscolari, paura d’impazzire e di perdere il controllo (a questo punto l’ansia è diventata panico).
L’ansia, però, potrebbe presentarsi anche senza un motivo apparente, manifestandosi in modo eccessivo e privo di ogni controllo. In questo caso si otterrà una risposta eccessiva e sproporzionata, che innescherà sensazioni di ansia future.
In generale, i pensieri che possono generare ansia sono:
- Sopravvalutazione del pericolo: “Se mi espongo in pubblico sarà un fallimento”.
- Sottovalutazione delle proprie capacità di affrontare una situazione: “Non essendo capace di gestire una situazione di gruppo, allora la evito”.

Il senso di colpa
Il senso di colpa fa parte di quelle emozioni definite dallo psicologo Izard complesse.
S’ inizia a delineare più tardivamente rispetto alle emozioni di base, è fortemente legato alla morale e più in generale è connesso al modo di esprimere un comportamento in un determinato contesto.
La colpa non è una proprietà interna delle azioni umane, ma deriva dal modo in cui la persona giudica le azioni umane.
Sentire una colpa implica che il soggetto si sia accorto di aver avuto la possibilità di agire in un altro modo, meglio, con la consapevolezza dell’occasione persa di determinare un altro corso degli eventi.
Il senso di colpa si manifesta con auto-rimproveri o rimorsi apparentemente assurdi, con condotte delittuose o sofferenze che il soggetto si auto-infligge.
Non necessita di una base oggettiva; infatti, così come accade per la vergogna, non è indispensabile che l’accadimento che genera colpa sia reale.
Può essere, infatti, presente anche un giudizio su qualcosa di immaginario, facente parte della rappresentazione mentale che la persona ha del comportamento da seguire nelle diverse situazioni in cui si trova.
La capacità di provare senso di colpa è strettamente connessa alla disponibilità a sentire il dispiacere per l’eventuale danno provocato all’altro con il nostro agire, seppur involontariamente.
Il dispiacere per il dolore che il nostro modo di comportarci può provocare negli altri è un vissuto che, qualora non si trasformi in giudizio o condanna paralizzante, può rivelarsi estremamente fruttuoso.
Indi per cui la colpa, come le altre emozioni complesse, ha una valenza adattiva: può aprire spazi di riflessione ben più ampi di quelli generati da un’immediata concordanza e, soprattutto, può indurre la necessità di attivarsi in un gesto di riparazione.

La vergogna
E’ definita un’emozione sociale ed ha a che fare con l’immagine di sé e soprattutto con l’autoconsapevolezza; per codesta ragione appare più tardivamente:
il bambino dev’essere arrivato ad una maturazione tale per cui possa essere in grado di effettuare una scissione tra se stesso e l’altro.
In questo senso la gioia, la rabbia e tante altre emozioni cosiddette di base risultano di natura differente rispetto la vergogna o l’imbarazzo, perché non sono emozioni auto-riferite, appunto.
Il sentimento di vergogna nasce quando l’individuo devia rispetto alla norma sociale, percependo quel senso di fallimento tipico di quest’emozione. La vergogna può sembrare un affetto con una valenza altamente negativa, in realtà essa ha un forte potere adattivo e protettivo nei confronti dell’integrità dell’identità personale.
Quest’emozione entra in gioco, infatti, quando l’individuo si espone all’osservazione degli altri, siano essi realmente presenti o immaginati; c’è la possibilità di essere vulnerabile nel caso in cui si verifichi un fallimento della persona, dato dal non apparire agli altri, veri o immaginari, come la persona crede che essi vorrebbero, così si ha come conseguenza l’insuccesso nel presentare una buona immagine di sé.
Il sé si forma attraverso le esperienze intersoggettive, la vergogna ha, perciò, il compito fondamentale di organizzarlo e conservarlo.
Quest’emozione, così importante per la conservazione dell’integrità personale, può fungere anche come regolatore di buona distanza nella relazione anche in senso fisico.
L’intensa sensibilità verso quest’emozione può avere effetti disturbanti o patologici sullo sviluppo della personalità.
L’individuo, infatti, può mettere in atto nei riguardi dello stile di vita relazionale delle modifiche, che possono tendere a una limitazione della libertà di azione, dovuta al timore di dover fare i conti con questa condizione emotiva sgradevole; e’ il caso della fobia sociale e del disturbo evitante di personalità, o il borderline.
Spesso la vergogna è il sentimento che contraddistingue uno schema di pensiero dominato da inadeguatezza.
Vergogna e senso di colpa, pur presentando una serie di somiglianze, sono due emozioni profondamente diverse.
Una condizione tipica di vergogna vede la persona concentrarsi principalmente sulla condizione del sé personale, con la percezione dolorosa di un sé negativo.
S’insinua la sensazione di sentirsi una persona incompetente; il sentimento di vergogna si genera anche in circostanze di solitudine.
Di contro, il senso di colpa è meno doloroso e riguarda la valutazione negativa di uno specifico comportamento verso un’altra persona, perciò il proprio sé non viene incluso nella sofferenza emotiva del soggetto; ciò non avviene quando nel soggetto si vengono a creare sentimenti di vergogna.
Il senso di colpa genera soprattutto situazioni di rimorso e rimpianto in riferimento al comportamento precedentemente messo in atto, con un conseguente stato di tensione.

I sentimenti
Anolli (2002) definisce i sentimenti come disposizioni affettive rivolte in maniera relativamente stabile verso specifici oggetti, prodotti sulla base di esperienze precedenti e dell’apprendimento sociale.
Coinvolgono processi consapevoli che generano aspettative, desideri, atteggiamenti e comportamenti verso l’oggetto.
Pertanto, sono influenzati da esperienze personali, convinzioni e ricordi.
Secondo Le Doux (2012), originati nelle regioni neocorticali del cervello, contrariamente alle emozioni, i sentimenti sorgono dalle emozioni e sono modulati da esperienze personali, credenze, ricordi e pensieri legati ad una particolare emozione.
Damasio (2001) descrive i sentimenti come “rappresentazioni mentali dei cambiamenti fisiologici che caratterizzano le emozioni”.
I sentimenti infatti amplificano l’impatto di una determinata situazione, rafforzano l’ atto di apprendere ed aumentano la probabilità che situazioni simili a quelle sperimentate vengano anticipate.
Secondo la prospettiva di Damasio (2013), i sentimenti sono connessi alla regolazione omeostatica, che va dai processi di base, come il metabolismo, alle più complesse emozioni sociali.
Una caratteristica cruciale dei sentimenti è la loro valenza assegnata e vissuta in modo positivo o negativo; ecco perché l’organismo segue l’orientamento dato da un sentimento (Damasio e Carvalho, 2013).
Bene, mi auguro di aver ampliato le tue conoscenze e vedute .. mi congedo in punta di piedi lasciandoti ad un sottofondo musicale niente male e ti aspetto alla prossima pubblicazione!
Grazie!
Chiara.