Chiaramente

di Chiara Virzì
La psico-bio-genealogia: un fascino terrificante quanto soggiogante

La psico-bio-genealogia: un fascino terrificante quanto soggiogante

Nell’articolo di oggi ho voluto osare ed “alzare l’asticella” rispetto ai contenuti trattati; richiede fegato da parte di chi legge e riguarda le ultime, sconcertanti scoperte nel campo della ricerca.

Fatta questa doverosa premessa, cominciamo ad addentrarci nel campo della psico-bio-genealogia, o psicobiologia transgenerazionale, con una breve e mi auguro chiara introduzione.

La scienza e l’epistemologia contemporanea sono ormai concorde nel definire che la realtà non sia un dato di natura fisso e immutabile, ma dipenda dagli strumenti di conoscenza che di volta in volta l’uomo ha a disposizione per spiegarla (Galileo docet).

La realtà – ciò che chiamiamo “realtà”, costituita di dati certi, fissi, rigidi, immutabili – non è assolutamente tale per la fisica.

A partire dal principio di indeterminazione di Heisenberg fino al teorema dell’indecidibilità di Gödel, passando attraverso la genetica e l’astrofisica, la realtà non è più tale: è soggetta a variazioni, ad indecisioni, ad indicibilità.

La grande scoperta della scienza contemporanea è la definizione del dato di realtà come esito di una relazione tra osservatore e “quanto fisico-biologico”: non esiste alcuna realtà definibile, e quindi non esiste nessuna realtà in senso assoluto, se non nell’interazione tra noi e quello che c’è fuori di noi, il quale è e resta – almeno per ora – inconoscibile. Lo studio della relazione è lo studio dei sistemi auto-organizzativi, i quali sembrano lavorare proprio sull’abolizione delle dualità che avevano invece strutturato fino ad oggi sia il sapere che la visione dell’uomo e del mondo.

Brutto e bello, vero e falso, vita e morte, ordine e disordine, informazione e rumore, in poche parole tutte le antitesi su cui si sono costruiti il pensiero e la scienza classica sono crollate in quanto antitesi, per andare invece a configurarsi come elementi in interrelazione tra di loro ed insieme organizzati nel “vivente”, il quale è un sistema complesso autoregolatore e autoreferente.

Se si supera la concezione dei poli oppositivi come antitetici per sostituirli con il loro dialogo, la loro relazione secondo quanto ci insegna anche la scienza contemporanea, constatiamo che è proprio dal paradosso apparente della simultaneità necessaria degli opposti e dal loro dialogo che nasce l’emergenza incredibile della vita, la sua creatività e la sua dinamica morfogenetica ed euristica: corpo e spirito, materia ed anima, biologia e psiche, realtà ed immaginazione, ma anche maschio e femmina, uomo e donna, padre e madre, figlio e figlia.

La psico-bio-genealogia: un fascino terrificante quanto soggiogante

Eccoci così al dunque:

siamo di fronte ad un capovolgimento diagnostico e dalle nuove acquisizioni proprie della nuova medicina di R.Gerard Hamer da una parte (vi parlerò delle sue leggi biologiche nel prossimo articolo), e dalla cosiddetta psico-bio-genealogia o psicologia transgenerazionale nel campo delle scienze umane.

Così come la nuova medicina si occupa della dimensione collettiva del vivente, tramite la “memoria della specie”, per spiegare la trasposizione biologica dei conflitti e l’evoluzione delle cosiddette malattie – considerando l’individuo contemporaneamente dal punto di vista biografico (individuale) e biologico (collettivo) –, anche la psico-bio-genealogia si occupa dell’individuo dal punto di vista soggettivo (biografico) e collettivo (famiglia).

Per la psicobiologia transgenerazionale il concepimento e la generazione di un figlio non avviene a caso, ma è connessa alle esigenze della lealtà familiare invisibile.

Marc Fréchet ci ammonisce rivelandoci che un figlio non viene concepito, atteso e generato solo per se stesso, ma per obbedire a sogni, desideri, progetti inespressi o incompiuti dei genitori o del clan familiare.

Su di lui o su di lei i genitori proiettano aspettative, desideri inespressi, sogni irrealizzati o trasferiscono in modo occulto missioni riparatrici ricevute dagli antenati e da essi inadempiute.

Il figlio, già con il concepimento, riceve i suoi incarichi di “compensazione del destino familiare”.

La programmazione inconscia ricevuta dal clan, insieme alle influenze esterne (stimoli emotivi positivi e negativi) del periodo di gestazione e delle condizioni della nascita, costituiscono i condizionamenti più potenti ricevuti dalla famiglia e sono definiti “progetto senso”.

Antonio Bertoli, in: “Memorie di concepimento, gestazione e parto” afferma che la matrice del nostro corpo è effettivamente l’utero di nostra madre, mentre la matrice delle nostre strutture psichiche è la congiunzione delle attività mentali coscienti ed incoscienti di tutte le parole dette, non dette ed anche di tutti i fantasmi ed immaginazioni che hanno fatto in modo che le due cellule s’incontrassero per dare vita ad un embrione.

Il concepimento sarà quindi il primo atto completo di trasmissione del passato transgenerazionale e conseguentemente il momento dove l’inconscio familiare ed il suo processo psichico profondo s’inseriscono per la prima volta nell’individuo.

La psico-bio-genealogia: un fascino terrificante quanto soggiogante

Nel testo: “Il bambino di sostituzione”, scritto da Porot, a proposito della nascita secondo l’albero (genealogico) si aggiunge: “Non esiste un nuovo essere che si origini da solo; siamo originati e creati.

La nostra nascita rappresenta solo un minuscolo anello della catena infinita di generazione che non conosciamo e tende, in modo innaturale, a ripetersi.”

Anche Jung, in: “Psicogenealogia e Costellazioni Familiari, afferma che il genitore che ha subito la perdita di una persona cara, ma non l’ha potuta accettare, per riempire il vuoto ed illudersi che la persona sia ancora in vita, potrebbe PROIETTARE la figura del morto su un suo nuovo nato, oppure su uno dei figli che maggiormente si presta.

Pare sia più frequente nella madre la difficoltà a rielaborare l’accaduto, e sia possibile entri in una perenne DEPRESSIONE, manifesta o “mascherata”.

Una “madre morta” è un triste destino per un bambino, ci ricorda Jung; ciò condurrebbe ad una seria falla narcisistica nel neo-nato, con possibili compromissioni della qualità della sua vulnerabile esistenza.

Nella maggior parte dei casi,

i figli di sostituzione per lutti non elaborati o irrisolti,

i figli riparatori, che vengono chiamati a  fornire caratteristiche simili rispetto ad una persona del passato per offrire una nuova direzione allo svolgimento dell’epilogo finale

quelli di prolungamento di un genitore (accade spesso si realizzi un contratto di due figli: al figlio maggiore verrà affidata la prosecuzione della responsabilità associata al ruolo genitoriale, mentre al suo figlio più giovane quella dell’identità sognata)

o ancora coloro i quali sono definiti figli-coniugi

sono di norma intensamente desiderati.

La psico-bio-genealogia: un fascino terrificante quanto soggiogante

Anastasia Miszczyszyn ci rincuora rispetto alla scenario descrittovi, rivelandoci come la psico-bio-genealogia sia in grado di decodificare tale programmazione attraverso la lettura dell’albero genealogico: attribuzione del nome, sincronicità della nascita del bambino con anniversari o avvenimenti importanti di famiglia o con eventi storici drammatici, positivi o negativi.

La consapevolezza del progetto senso e la decodifica delle missioni ricevute dal clan porta ad una svolta decisiva nella vita personale.


Il soggetto concepisce modi nuovi di esprimere il potenziale energetico ricevuto in eredità dalla famiglia ed impara a compensare le scelte infelici ed il destino avverso non più con il sacrificio, ma con la realizzazione personale e la costruzione del proprio benessere.

Sono consapevole di come quest’articolo possa avervi turbato, ma anche aperto gli occhi e fornito una speranza ed una strada.

Ancora una volta è fondamentale per la nostra crescita armoniosa essere consci di chi siamo e da quale storia proveniamo, per poi poter riscrivere il copione della nostra Vita in meglio, acquisendone le redini.

La psico-bio-genealogia: un fascino terrificante quanto soggiogante

Qualora l’argomento ti abbia risuonato, in qualche aspetto ti sia riconsciut* e voglia approfondire, sono a servizio e ti aspetto a cuore aperto.

Non indugiare e non attendere oltremodo: la vita è adesso!

Quest’esistenza così delicata e miracolosa nel suo perpetrarsi non è qualcosa che ti capita ed ha il gusto amaro dell’irrimediabile, ma ciò che te ne fai in quanto attore/attrice protagonista, attiv* e costruttiv*.

Siamo insieme in questo viaggio…prendi la mia mano e moltiplichiamo il nostro potere personale in azione.

Chiara Virzì

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