Chiaramente

di Chiara Virzì
Le declinazioni dell'Amore: Grecia antica docet

Le declinazioni dell’Amore: Grecia antica docet

Ho scelto quest’immagine in evidenza rispetto all’articolo che snocciolerò per e con voi per rendere l’idea della mia credenza relativamente al mistero imperscrutabile amoroso.

Nella società attuale psicologi, antropologi, filosofi e non solo insistono sulla sua universalità applicativa, nel tentativo di evitare il rischio di relegare un macrotema esistenziale così fondamentale per la nostra fioritura in stanze anguste e poco areate della nostra limitata mente logica.

Si parla così di amore coniugale, filiale, lavorativo (amore e stima per i propri colleghi e passione per il lavoro che si svolge), spirituale, per gli esseri senzienti e non; ma chi davvero ha aperto le danze per ammonirci sull’uso indiscriminato ed inconsapevole di una parola che rappresenta invece il Tutto dal quale ogni cosa ha origine nel Cosmo conosciuto e sconosciuto sono stati ancora una volta i Greci, i quali insegnano tramite un linguaggio accurato, articolato, specifico ed anche simbolico nel caso dello sviluppo di un mito.

Entriamo nel vivo di quello che sarà un viaggio illuminante e suggestivo!

EROS (ΈΡΩΣ)

Passione, desiderio e brama ardente per qualcuno che ci corrisponde, sorprende, sostiene e nutre.

PHILIA (ΦΙΛΊΑ)

Considerata la più alta forma d’Amore, l’amicizia; in essa risiede la buona riuscita in qualunque relazione, ancor più in quella di coppia, dov’è essenziale mantenersi – oltre che amanti – anche amici, complici supportivi e non castranti.

Questo vocabolo così delicato racconta dell’amore fraterno che due individui possono provare l’uno per l’altro. Era simbolo di uno dei legami più sacri che potesse instaurarsi tra due persone, in quanto indicava una comunità d’intenti, pensieri e conoscenza fuori dal comune.

Le declinazioni dell'Amore: Grecia antica docet

AGAPE (ΑΓΆΠΗ)

Dall’umano al divino: con l’agape entriamo nell’ottica dell’amore come affezione o dell’io come oggetto di amore. Quello che la parola tratteggia non è più un rapporto tra individui su uno stesso piano, ma si trasfigura nell’amore che Dio prova per l’umanità.

In latino si traduce nella caritas cristiana.

Vi trasmetto di seguito il testo tratto dai Corinzi, nella sezione Cantico dei Cantici

Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita.
2E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla.
3E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe.
4La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, 5non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. 7Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
8La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la conoscenza svanirà. 9Infatti, in modo imperfetto noi conosciamo e in modo imperfetto profetizziamo. 10Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. 11Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Divenuto uomo, ho eliminato ciò che è da bambino.
12Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio; allora invece vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. 13Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità!

Note al testo

13,1-13 Più grande è la carità
In un impeto lirico, la parola dell’apostolo assume le movenze poetiche di un inno all’amore.

Esso si apre con il confronto tra la carità e i carismi, passa quindi in rassegna i tratti distintivi della carità vera e si chiude con la prospettiva escatologica.

In conclusione, rimane solo la carità, come realtà che non avrà mai fine.

13,3  La carità non si identifica con la donazione dei beni o di se stessi.

13,4-7 La carità anima tutta l’esistenza. Essa sta alla radice della fede e della speranza.

13,8-12 La carità anticipa nel tempo la piena e definitiva comunione con Dio. Essa, perciò, rimane per sempre.

13,13 fede, speranza e carità: sono le tre virtù che usiamo chiamare teologali; su di esse si fonda tutta l’esistenza cristiana.

Le declinazioni dell'Amore: Grecia antica docet

STORGE (ΣΤΟΡΓΉ)

Amore, tenerezza, affetto. Tre parole che incapsulano splendidamente il significato cardine di questo vocabolo: l’amore famigliare.

Rappresenta i sentimenti naturali ed istintivi che proviamo per i membri della nostra famiglia.

PHILAUTIA (ΦΙΛΑΥΤΊΑ)

Per amare gli altri dobbiamo imparare ad amare noi stessi.

La philautia indica quell’amore per sé stessi che, come insegna Aristotele, ha un’accezione positiva.

Descrive infatti il desiderio di migliorare e migliorarsi, portandoci a volere il meglio per noi stessi e di conseguenza ispirando gli altri a volerlo per sé.

È un atto d’amore verso la nostra anima ed il nostro io interiore.

Le declinazioni dell'Amore: Grecia antica docet

PRAGMA (ΠΡΑ͂ΓΜΑ)

Come suggerisce la parola, il pragma è un tipo di amore stabile e duraturo, sviluppatosi tra due persone che stanno insieme da molto tempo.

È l’impegno e la dedizione che si mette nel mantenere in piedi una coppia, facendo maturare l’amore insieme alle persone.

MANIA

è quella folle passione spesso usata anche nella descrizione di eventi o battaglie dall’alto carico emotivo.

CHARIS (ΧΆΡΙΣ)

Come dice Platone nel Fedro, la charis è la delizia dei piaceri amorosi.

In sé contiene il piacere dell’anima e del corpo, creando una situazione idilliaca per gli amanti che si trovano su uno stesso piano affettivo.

Senza uguaglianza tra le parti infatti la charis non avrebbe terreno fertile in cui mettere radici.

POTHOS (ΠΌΘΟΣ)

Lo struggimento che si prova quando la persona amata è lontana è racchiuso nel pothos, il desiderio amoroso per coloro che sono distanti.

Fratello di Eros, si distingue per il suo rappresentare il desiderio di amore incarnandone la dimensione più nostalgica.

Le declinazioni dell'Amore: Grecia antica docet

THELEMA (ΘΈΛΗΜΑ)

È l’amore per il proprio mestiere.

HIMEROS (ἽΜΕΡΟΣ)

Figlio di Afrodite, fratello di Eros e Pothos, è la personificazione del desiderio vivo. È la brama per l’altro, l’impulso che si traduce in amore folle e consumante.

Ha un’accezione preponderatamente carnale e necessita dell’appagamento fisico per essere spento.

ANTEROS (ΑΝΤΈΡΩΣ)

È l’amore reciproco tra individui, che dev’essere costantemente alimentato e curato per potersi sviluppare senz’appassire.

Dobbiamo questo genere di amore ad Eros stesso che, secondo il mito, sembrava non riuscire a crescere. Alla madre Afrodite venne profetizzato che solo l’amore di un fratello lo avrebbe aiutato a diventare adulto, per cui la dea e Ares ebbero Antheros, simbolo di come l’amore abbia bisogno di essere reciproco per crescere.

Scuote l’anima mia Eros | come vento sul monte | che irrompe entro le querce | e scioglie le membra e le agita, | dolce, amaro, indomabile serpente” (Saffo)

Le declinazioni dell'Amore: Grecia antica docet

Se ho reso il vostro cuore più languido e desideroso di tuffarvi nelle viscere dell’Amore, vi rimando al prossimo articolo, in cui lascerò che i miti greci correlati ad esso ci parlino e aprano in noi una faglia, una fessura docilmente plasmabile da tanta magnificenza.

Possiate sperimentare quest’Amore.

E’ il mio augurio per voi.

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