Chiaramente

di Chiara Virzì
La danza cosmica fra luce ed ombra: psicologia, filosofia e mindfulness a dialogo

La danza cosmica fra luce ed ombra: psicologia, filosofia e mindfulness a dialogo

Quando l’ombra viene svelata

E’ tempo di svelamenti, soprattutto interiori: ecco la ragione che ha mosso il mio animo nel redigere quest’articolo.
Siamo arrivati al nocciolo, la ferita delle ferite,  quella che abbiamo fatto di tutto per non vedere,  quella che insistentemente abbiamo cacciato giù ogni volta che risaliva nel corpo e nelle emozioni,  quella celata nell’inconscio.

La Mindfulness, specificatamente la branca del reparenting, la chiamerebbe la nostra parte esiliata.
Quella parte di noi ferita, di un dolore sordo e  profondo,  appare improvvisamente, spesso proiettata nelle persone o nelle situazioni che viviamo.
Allora il passaggio è vedere, con acuta e precisa attenzione; dirsi: “Io sono anche questo, tu sei anche questo”.
Se l’abbiamo vista in noi non ci scandalizziamo, sdegnati dall’ombra dell’altro.
Quella parte in realtà è preziosa, perché se vogliamo accoglierla e trasformarla ci fa fare un salto in avanti, ci fa evolvere, come singoli e come umanità.
Se l’abbiamo perdonata ci fa andare oltre, e l’ombra altrui non mi aggancia più, non mi riempie di rabbia, piuttosto mi stimola ad essere e costruire qualcosa di diverso.
Siamo qui, tutti, per guarire ed evolvere.
Ci vuole cor-aggio, agire con cuore
.

Ecco allora che ho movimentato tre branche d’eccellenza nel campo della ricerca in proposito per affrontarne l’argomento; iniziamo con un grande filosofo…

Vito Mancuso ci ricoda che il nemico da temere di più non è esterno a noi, ma dimora al nostro interno: è la dinamite della nostra personalità, con i suoi lati oscuri ed inautentici.
Allo stesso modo neppure il tesoro da cercare e trovare è esterno a noi, ma dimora al nostro interno: è la nostra stessa personalità con i suoi lati luminosi, la cui armonia costituisce l’io invisibile di cui scrisse Kant.
Ciò significa che solo conoscendoci e governandoci veramente potremo affrontare le sfide della vita con coraggio e relativa sicurezza, e per fare questo è necessario il lavoro interiore.

La danza cosmica fra luce ed ombra: psicologia, filosofia e mindfulness a dialogo

 “Due cose riempiono l’animo di ammirazione: il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me.” Immanuel Kant

Proseguiamo allora col contributo superlativo di Kant, il quale descrive l’uomo come appartenente a due mondi, appunto: da un lato al mondo visibile – l’universo illimitato – e dall’altro all’io invisibile, l’interiorità della conoscenza.

Compiuta la distruzione della metafisica tradizionale nella Critica della ragion pura, egli spiega che quest’opera di distruzione ha liberato il campo per un nuovo modo di intendere la metafisica legato alla ragione.

Quest’ultima si basa su interessi profondi dell’uomo che rimandano alla domanda: “Che cosa devo fare?”.

Nel rispondere a questa domanda, Kant compie una “rivoluzione”: egli considera l’uomo come legislatore, in questo caso non della natura, ma della moralità.

Il compito della Critica della ragion pratica è allora quello di delineare – esercitando una volontà propria – le regole secondo cui l’uomo deve agire, regole di cui egli stesso è l’autore.

La ragione mostra così la sua natura pratica, cioè morale.

Su di essa si fonda l’autonomia morale, ossia la capacità di dare a se stessi le norme del proprio agire ed il fondamento della libertà.

Inizia a sorgere un uomo capace di autodeterminarsi, accedendo al Campo Unificato di Coscienza, ad essa rispondere e secondo le sue leggi naturali tese al Bene Supremo – interconnesso agli altri esseri – agire (quello che la Mindfulness chiama “Interessere”).

L’elemento principale su cui si regge il tutto è quindi la libertà espressa come fondamento della responsabilità.

E per essere davvero liberi e felici, non si può non danzare tanto con le parti luminose quanto con quelle oscure di noi, integrandole e facendole colloquiare finalmente, perchè entrambe hanno vita e dignità proprie, così come una funzione specifica ed utile alla nostra crescita su questo piano d’esistenza.

La danza cosmica fra luce ed ombra: psicologia, filosofia e mindfulness a dialogo

Ora lasciamo intervenire Jung, in questa simulazione interattiva fra sommi:

“La personalità umana è caratterizzata da una parte di Luce ed una di Ombra, che corrispondono al bene ed al male; andrebbero integrate.”

Secondo Jung l’Ombra – che egli identifica anche come archetipo -è vicina all’uomo e ne cela l’inaccettabile; l’Ombra, la figura proiettata sulla parete, che insegue l’individuo anche quando si allontana, è uguale nella forma ma opposta nei movimenti e direzione.

L’Ombra è qualcosa che esiste solo in presenza della luce, poiché un corpo immerso nel buio non ha parti oscure, non ha Ombra.

Luce ed Ombra sono quindi considerati come metafore del Bene e del Male, del polo Positivo e di quello Negativo.

Sono gli aspetti della natura istintiva dell’uomo che, per incompatibilità con la forma di vita scelta coscientemente, non vengono vissuti e si uniscono a formare nell’inconscio una personalità parziale relativamente autonoma.

La psiche umana è dunque “una totalità conscia ed inconscia allo stesso tempo”.

La coscienza individuale (che è il prolungamento di quella collettiva) è indissolubilmente legata e stabilisce un rapporto di reciproca interazione con l’Io; quest’ultimo ha un posto di estremo rilievo nella totalità della psiche ed assume la funzione fondamentale di rapportarsi col mondo interiore e con quello esteriore.

Soprattutto attraverso i sogni, il soggetto viene messo in contatto con questi aspetti della propria personalità che, per varie ragioni, egli tende ad ignorare, disconoscere o relegare ad una fase illusoriamente appartenente alla primigenia infanzia.

La proiezione dell’Ombra sugli altri o la sua scissione dalla Luce

Un soggetto è spinto poi, a scorgere negli altri quegli impulsi, quelle mancanze e quei difetti che in realtà sono suoi (appartengono alla sua Ombra) e che egli nega di possedere.

Il riconoscimento dell’Ombra, quindi affrontare il proprio “negativo”, accettare che il Male può essere presente anche dentro di noi, non proiettarlo solo all’esterno, su altre persone, ma accettare la propria intima natura duale, sembra essere la meta desiderata, il risultato di ogni efficace processo di individuazione.

Spesso può accadere che, intrapresa la fase di lavoro interiore, col riconoscimento dell’Ombra, l’Io fatichi ad assumersi la responsabilità della sua parte oscura in toto; in questo caso si verifica una scissione.

Incapace di riconoscerla pienamente e senza veli, quindi di integrarla in sé, l’Io allontana la propria Ombra, la condanna a vivere un’esistenza autonoma (la esilia, appunto), senza alcuna relazione con il resto della personalità. Facendo questo, però, l’Io conduce una vita psichica parziale, ridotta solo alla parte in luce della sua psiche.

Pensare di non possedere l’Ombra è semplicemente un’idea infantile e la maggior parte di coloro che la rifiutano sono perfettamente consapevoli di questo.

Solo nell’oscurità più completa si può non avere l’Ombra. La luce che mi permette di conoscere completamente la mia psiche, inevitabilmente mi mette di fronte anche alla mia Ombra.

Ciò che mi appare oscuro e minaccioso, in realtà non fa solo parte di me ma mi definisce, mi circoscrive, in qualche maniera mi dà forma, mi identifica e mi caratterizza.

Per Jung, solo l’Ombra occultata ed allontanata risulta realmente minacciosa; al contrario, l’Ombra riconosciuta ed accettata, invece, è positiva, stimolante e fonte di nuova energia psichica.

La danza cosmica fra luce ed ombra: psicologia, filosofia e mindfulness a dialogo

Non fare della tua mente un campo di battaglia,
non dichiarare guerra.
Tutto ciò che provi (gioia, dolore, ira, odio) è parte di te.

L’opposizione tra buono e cattivo è spesso raffigurata con la lotta tra luce e tenebre
ma se guardiamo in modo diverso,
vedremo che anche quando la luce splende
le tenebre
 non scompaiono.

Invece di venire cacciate, si fondono con la luce.
Diventano luce..

(Thich Nhat Hanh)

La danza cosmica fra luce ed ombra: psicologia, filosofia e mindfulness a dialogo

Interessere: la Mindfulness in azione

È un termine coniato dal Maestro Zen Thich Nhat Hanh. 

Significa che ogni cosa, ed ognuno di noi, è collegato a tutto ciò che esiste e non può sussistere separatamente. 

Quante volte ci è capitato di sentirci soli, insignificanti, persi? 

Come già intuito dai grandi padri spirituali e, nella scienza moderna, da Albert Einstein, il senso di isolamento e di separatezza che spesso sperimentiamo è un’illusione, non la realtà.

Interessere vuol dire connessione: ci rivela la rete di cause e condizioni, continuamente soggette a cambiamento, che rendono possibile ogni evento e come ogni evento  – a sua volta – sia causa e condizione di altri infiniti eventi. 

Vuol dire anche possibilità e potere:  di trasformazione, di influire sulla realtà, in primo luogo la nostra realtà interiore,  e poi sulla realtà della nostra relazione con gli altri offrendoci la possibilità di vedere la loro sofferenza e la loro gioia come la nostra sofferenza e gioia (“senso di umanità condivisa”) e di fare derivare da questo le nostre scelte .

Interessere è la realtà in cui siamo talmente immersi da riuscire a malapena ad intuirla, è la nostra profonda natura, ma per farne esperienza davvero bisogna imparare a: 

Essere presenti

Jon Kabat Zinn ci dice che mindfulness è: “portare attenzione intenzionalmente e senza giudizio al momento presente”. 

Shapiro e Carlson ci indicano i tre elementi fondanti della mindfulness: “intenzione, attenzione, attitudine”. 

Attenzioneuna presenza aperta, radicata nel corpo, partecipe ma non coinvolta da ciò che incontra nella realtà interiore ed esteriore; 

Intenzionel’intenzione profonda che tutti portiamo dentro di noi: la naturale propensione di noi esseri umani verso benessere e salute, tanto spesso dimenticata e coperta da abitudini, paure o complessi che limitano la nostra vita e la nostra capacità di essere in pace e felici. 

Attitudine – senza giudiziogentilezza, accoglienza, prima di tutto nei nostri confronti.

Accogliere è aprirsi all’esperienza così com’è, rompere gli schemi che spesso ci condizionano, uscire dal “mi piace, non mi piace” che tanto ci fa soffrire, volgere uno sguardo morbido su noi stessi e sulla realtà che viviamo.  

Momento presentel’unico dove si svolge la vita, dove possiamo renderci disponibili a viverla davvero e dove possiamo agire per trasformare la sofferenza nostra e degli altri, e per creare felicità per noi e per gli altri. 

Portare attenzionemomento dopo momento, ritornando a noi stessi sempre e di nuovo.

La pratica della consapevolezza è un processo, un percorso, una via, non è uno strumento da utilizzare per un qualche scopo.

E’ un’avventura, e come in tutte le avventure, il risultato non è scontato, occorre affidarsi al processo.

Significa anche allenare, affinare e sviluppare la nostra capacità di coltivare stati mentali salutari, una potenzialità che tutti abbiamo; uno sguardo differente e sempre possibile verso l’apprezzamento, la gratitudine, la fiducia, e tutte le qualità umane che sono innate in noi e che tante volte dimentichiamo. 

In Azione

Azione per la Mindfulness vuol dire prima di tutto guardare; nasce dal silenzio, dal fermarsi e fare spazio, dalla fiducia e dalla pazienza di entrare davvero in contatto con l’esperienza diretta e la conoscenza che ne deriva, in uno stato sublime di vacuità.

Implica per prima cosa abbracciare la difficoltà, non voltarsi mai dall’altra parte, accostarsi prima di tutto alla propria sofferenza ed alle sfide e domande che essa porta con sé, non per cancellarla, ma per incontrarla ed attraversarla; quindi anche accogliere la sofferenza dell’altro.

Essere connessi significa entrare in una prospettiva più ampia, in cui nulla è scontato.  

Ognuno di noi può fare la differenza.

Per questo sento sia importante far conoscere e diffondere la pratica della mindfulness e le qualità che possono emergere da questo nuovo modo di stare nella realtà. 

Il mondo ha bisogno di persone dotate di maggiore presenza, stabilità, equilibrio, della capacità di fare ricorso alle proprie risorse nei momenti di difficoltà.

Se ti ho suscitato interrogativi o curiosità, scrivimi!

Sono in ascolto.

Grazie..

Chi

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