Chiaramente

di Chiara Virzì
Giocare è una cosa seria: potenzialità, sapienza ed applicazioni del gioco

Giocare è una cosa seria: potenzialità, sapienza ed applicazioni del gioco

Hai voglia di fare un viaggio nel tempo?

Torniamo a quando eravamo bambini ed esperivamo il mondo che ci circondava mettendo in campo istintivamente tutti i nostri sensi, immaginando magari cosa potesse rappresentare o per cosa potesse esserci utile.

E’ stato un pò come imparare a camminare…vacillavamo, cadevamo, ma ci rialzavamo; non mollavamo finchè non era soddisfatta la curiosità che ci spingeva a varcare il limite di quel momento, che possibilmente ci separava dall’oggetto del nostro desiderio.

Poi cresciamo, e per qualche ragione una sorta di amnesia mista a credenza imperscrutabile ci fa cessare di considerare la possibilità insita nella vulnerabilità.

Non è ammesso cadere, meglio non sbagliare: diventano l’equivalenza di fallire, non più di apprendere; quindi che senso ha provare?

Triste, vero?

Lo scopo di quest’articolo non è turbarti però, bensì smuovere in te quelle risorse – magari sopite – che al solo sentire, leggere quanto ti rispecchio, ti spingano alla grinta necessaria per riemergere, ritrovare te stesso e diventare chi sei.

Nel profondo di ciascuno di noi c’è un bambino che era innocente e libero e sapeva che il dono della vita era il dono della felicità.

Alexander Lowen

Giocare è una cosa seria: potenzialità, sapienza ed applicazioni del gioco

Excursus culturale psico-pedagico e filosofico

Durante il gioco, i bambini imparano a gestire situazioni traumatiche, consolidano le loro conoscenze e abilità, sviluppano il linguaggio e potenziano la creatività.

Il gioco funge da catalizzatore per l’apprendimento e favorisce la crescita di un senso di competenza,  autostima, abilità di problem-solving, catarsi (rilascio emotivo), pensiero divergente (scoraggiando il pensiero unico), gioco simbolico (assumere nuovi ruoli imitando gli adulti; per la serie: “I bambini ci guardano”), sviluppo psicomotorio, competenze relazionali ed empatiche, espressione del sè.

Bruner sosteneva che i bambini apprendono meglio quando sono in grado di scoprire concetti e principi da soli, anziché ricevere informazioni in modo passivo.

Per Piaget il gioco serve come un veicolo per esplorare ed apprendere il mondo circostante, migliorando al contempo le capacità fisiche, cognitive e sociali.

Per Steiner è attraverso il gioco che egli inizia a capire come funzionano le cose, le leggi fisiche come quelle di comportamento.

Per questo è importante che il bambino sia circondato da adulti che compiano gesti sensati e lascino liberare la sua fantasia.

I tanti giocattoli che si possono trovare sugli scaffali dei supermercati o dei negozi oggi, non rappresentano la realtà, ma sono caricature che presuppongono che il bambino possegga già la facoltà di comprendere l’ironia, e non è così.

Sono giochi che rappresentano la fantasticheria, non la realtà.

La parola “fantasticheria” è per definizione il “lavorio della mente nell’immaginarsi le cose più astruse, irreali, strampalate”. 

La definizione di “fantasia” è invece la “facoltà dello spirito di riprodurre o inventare immagini mentali in rappresentazioni complesse, in parte o in tutto diverse dalla realtà”.

Giocare significa essere nel processo; è un’azione pervasa di grande serietà e dedizione.

Il bambino ha bisogno di prendere il mondo sperimentandolo con tutti i sensi, per poi poterlo comprendere attraverso il gioco, ed è solo così che sarà in grado in seguito di trasformarlo.

Per Maria Montessori il gioco dovrebbe anche – di conseguenza – insegnare ai bimbi a capire come funzionano le cose, sviluppare nuove idee, insegnare loro a misurare i livelli di forza, sviluppare l’immaginazione, risolvere problemi ed imparare a stare insieme e collaborare con gli altri bambini.

Per Nietzsche il gioco è un fare non serio, un fare ‘come se’ che svincola l’uomo dalla pesantezza della vita reale; dunque è leggerezza, gioia, spensieratezza ed è assoluta libertà della creazione.

Così come il mondo è privo di ogni imputabilità morale, innocente e perfetto in se stesso, eternamente giustificato e necessario, anche l’artista crea e distrugge liberamente, svincolato dal regno della morale, ma non in modo arbitrario, bensì obbedendo ad un ordine intimo.

“I giochi dei bambini non sono giochi,
e bisogna considerarli come le loro azioni più serie.”
(Michel De Montaigne)

Giocare è una cosa seria: potenzialità, sapienza ed applicazioni del gioco

“L’uomo è veramente uomo soltanto quando gioca.”
(Friedrich Schiller)

“Filastrocca dei liberi giochi
Io gioco con giocattoli
Belli, preziosi e strani
Se non ci sono quelli
Gioco con le mie mani
Gioco con legno e sassi
Gioco con ombra e sole
Se non ci sono quelli
Gioco con le parole
Gioco con i miei passi
Gioco con ciò che c’è.
Nessuno ha più giocattoli di me.”
Bruno Tognolini

Giocare è una cosa seria: potenzialità, sapienza ed applicazioni del gioco

Dal “Come se” al Collasso dell’onda della Fisica quantistica: come preservare il fanciullo nell’adulto per plasmare la realtà che si desidera

Eccoci giunti al posto in cui volevo condurvi con quest’articolo, alla fine del quale – una volta letto, assaporandolo lentamente e con attenzione – potrete “giocare” ad applicarne i principi ma … attenzione: sarà opportuno e direi imprescindibile interrogarvi su quanto , intimamente, pensate di meritarvelo, e lavorare sodo con azioni mirate, altrimenti non funzionerà (andate a rileggere il mio articolo sul raggiungimento degli obiettivi e l’instaurazione virtuosa di nuove abitudini!)

Sarete curiosissimi sul significato della dicitura: “Collasso dell’onda”.

La prima volta ne ha parlato Eraclito, il quale però metteva in dubbio che il logos, il principio del mondo che crea e distrugge, e fa subentrare una cosa al suo contrario in maniera ordinata ed armoniosa, faccia così per raggiungere un fine predefinito.

Si tratta di un riferimento al gioco che avrà successo nella storia della filosofia, attraendo pensatori quali Friedrich Nietzsche ed Eugen Fink.

Nietzsche in particolare parla a questo proposito di “Amor fati“, proprio per invitarci ad amare quello che la vita ci propone, seppur curando un atteggiamento propositivo, nell’ottica dell’accettare ciò che non possiamo cambiare e concentrare invece le nostre energie su ciò che dipende dal nostro diretto intervento.

In meccanica quantistica, con Collasso della funzione d’onda s’intende  “L’evoluzione dello stato di un sistema fisico determinata dalla misura di una sua osservabile”.

Il concetto venne introdotto da Werner Heisenberg nella trattazione del suo principio d’indeterminazione , mentre la formulazione matematica si deve a John von Neumann.

In parole semplici, la materia è energia condensata, e per il passaggio di stato è essenziale l’osservazione, la relazione e l’interazione fra elementi.

L’universo è vibrazione, anche il pensiero quindi, che si consolida in livelli sempre più grossolani fino ad arrivare a ciò che definiamo materia. 

Conoscere questa proprietà significa dare potere ai nostri intenti e condurli con grazia e grinta alla loro realizzazione (sempre che non nuociano ad altri esseri viventi e siano il meglio assoluto per il viaggio che compie l’anima).

Nel momento in cui osserviamo qualcosa, facciamo collassare l’onda rendendola particella.

In altri termini trasformiamo una potenzialità in un evento,
una possibilità in una scelta
, una probabilità in un fatto.

Non è fantascienza, vi sono una miriade di ricerche e dimostrazioni in proposito: possiamo decidere quali scenari far “collassare” appoggiandovi la nostra attenzione, lavorando su di noi ed applicando buone pratiche.

Giocare è una cosa seria: potenzialità, sapienza ed applicazioni del gioco

Suggestioni pragmatiche

Una prima domanda utile che potremmo porci è:

Come vivrebbe questa giornata la persona che voglio diventare?“.

 immagina di rivivere nella tua mente la giornata che hai davanti a te, come se l’avessi già vissuta.

Su quali attività hai lavorato?

Con quale livello di concentrazione ci hai lavorato?

Quali abitudini hai portato avanti?

Quali comportamenti invece hai evitato?

Su quali pensieri e quali emozioni ti sei concentrato/a durante la giornata?

Quali tuoi errori tipici hai evitato?

Quali impegni che rimandavi da un po’ hai finalmente deciso di affrontare?

Cerca di visualizzare la giornata nei minimi dettagli, immagina proprio il “processo di viverla“, ovvero viviti mentre prendi determinate decisioni e svolgi determinate attività, immedesimandoti anche emotivamente.

So che non è semplice comprendere ed applicare ciò che ha valso anni di studio e sperimentazioni, per questo puoi affidarti ad un professionista che conosce questi meccanismi e può guidarti sincronizzando cuore, corpo e mente nel rispetto della tua unicità ed irripetibilità.

Ti aspetto e tifo per te.

Chiara Virzì

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