Chiaramente

di Chiara Virzì
Dio, lo stato e l'io:

Dio, lo stato e l’io:

sintesi strategica per un momento di stallo

Quest’articolo è dedicato ad uno studioso e ricercatore indipendente ed a quello che mi ha insegnato, con immediatezza e senza tentare d’influenzarmi, ma donandomi spunti per nuove domande.

Questo è l’intento che nutro anche per chi leggerà oggi quanto proverò a sintetizzare nel modo più semplice possibile, anche se mi sento come una bimba che vuole contenere l’oceano in una bottiglia.

Il titolo vi avrà sicuramente incuriosito: è ispirato a Vito Mancuso ed al suo libro: “Non ti manchi mai la gioia”; descrive le trappole della società attuale lasciandoci in eredità possibili soluzioni di “liberazione”.

Diceva Seneca:

“Non ti manchi mai la gioia

voglio però, che ti nasca in casa:

e ti nascerà, se sorge dentro di te”.

Ma.. di quale casa stiamo parlando? Fisica? Metaforica? A cosa vuole alludere Seneca coi suoi profondi, perturbanti e meravigliosi versi poetici?

Lo scopriremo presto se deciderete di addentrarvi in un argomento complesso, a tratti rivoluzionario, non scontato ed affascinante:

l’ essere umano e la sua relazione con la natura, con Dio (vi svelerò di quale dio si parla) ed il prossimo.

Dio, lo stato e l'io:

Se l’uomo è colui che pensa ed i valori in cui crede, Hannah Arendt ci ricorda che “Ciò che si fa dipende da ciò che si è” e Mancuso integra con l’assunto che “Ciò che si è dipende da ciò che si vuol essere”.

La prima domanda che ci poniamo è: “Questo progresso – anche tecnologico – sta rendendo l’uomo più libero da certi schemi e condizioni rispetto al passato?”.

In realtà, quando il pensiero inizia a mettersi a disposizione del cuore e non dell’ego personale, lo percepiamo che qualcosa non torna.

Subito dopo ci sentiamo accarezzati dalla brezza leggera della consapevolezza, ma con l’amara constatazione che siamo in un vicolo cieco.

Quest’articolo vuole proporre possibili cammini alternativi che comportano però qualche passo indietro da parte del genere umano.

Prosegue Seneca, a rinforzo di quanto appena introdotto:

“Secondo me, Lucillo, c’è in noi uno spirito sacro, che osserva e sorveglia le nostre azioni; a seconda di come lo trattiamo, lui stesso ci tratta.”

Cosa sorveglierebbe lo spirito sacro che abita in noi?

Probabilmente che seguiamo il nostro dio, o ideale, o come direbbe l’imperatore Marco Aurelio “Il nostro principio direttivo”, assicurandosi che quel desiderio che ci accende non sia nocivo per gli altri esseri viventi.

Anche Virgilio sosteneva: “In ogni uomo virtuoso abita un dio”.

Ecco il dio di cui si parla.

Allora.. cosa c’entra lo stato?

Semplice:

nel tempo, gli dei Greco-Romani, che narravano dell’incontro fra natura e cultura (la filosofia, in altri termini), sono stati sostituiti dal dio cristiano (la teologia), poi ancora snobbato dal dio stato (la politica) per confluire nel dio-io (l’economia, il narcisismo), che non si occupa più del bene comune, ma solo del proprio personalissimo benessere e del raggiungimento di ciò che connota come “successo”.

Gli psicoanalisti direbbero che si è transitati dalla voracità del Super-Io e dalla sua morale portata all’eccesso, all’io – super.

Bolognini – uno psicanalista, appunto – afferma che “l’ideale dell’io è diventato schiacciate e pervasivo, il vero padrone della scena”, a discapito dell’interconnessione fra gli esseri e della compassione, aggiungo io.

Il dio-io è un dio nichilista, che conduce alla tirannide, non più ad una reale democrazia; peccato che la tirannide divori i suoi figli e successivamente sia destinata ad auto-distruggersi col suo stesso “veleno”.

Lo sapevano bene i Greci, che parlando di democrazia – intesa come “potere al popolo” – distinguevano il popolo stesso con ben quattro termini differenti:

  • laòs (il popolo in senso generico)
  • éthnos (il popolo in quanto nazione)
  • demos (designa il territorio e la sua gente, dotata di coscienza politica)
  • òchlos (la folla rozza, ignorante – perchè non conosce – e violenta), che si nutre di populismo, il cui esito è solitamente la tirannide; qualcosa mi dice che oggi, nel mondo, la democrazia si avvia ad essere oclocrazia, scevra delle libertà fondamentali e della responsabilità che ne discende e stiamo abdicando, delegandola ad un oggetto fuori di noi.

Dio, lo stato e l'io:

Questa condizione porta il genere umano a cinque trappole diverse:

  • Il passaggio dalla democrazia alla tirannide
  • la battaglia fra economia ed ecologia
  • L’antinomia identità/accoglienza (siamo il risultato di innesti multietnici, privi ormai di tradizioni specifiche collegate all’identità di un determinato popolo)
  • lo scontro strisciante fra tecnologia e coscienza (la tecnologia sta sopprimendo il raccoglimento di cui parlava Pascal ed il pensiero critico e consapevole)
  • il valore della pace soppiantato dall’esigenza di sicurezza per uno stato.

A ciò si aggiunge quanto prima trattato, ossia la sussistenza di un desiderio personale privo ormai di limiti regolatori, che rinforza la morsa delle trappole sopracitate.

L’economia non riconosce nulla di superiore rispetto al profitto, la politica al potere, e l’uomo a sé stesso.

Spinoza ci spinge a traghettare dalla cupidigia all’Amore, il dio – amore, a diventare consapevoli della nostra situazione attuale per uscire dallo stato di “dormienti”, come ci avrebbe definito Eraclito, o “uomini a due teste sordi e ciechi”, per Parmenide, ed ancora prigionieri incatenati e felici nella caverna per Platone.

In caso contrario il rischio è il seguente, per Shakespeare:

“Tutto avrà nome potere,

e il potere volontà, e la volontà desiderio,

e il desiderio, lupo universale,

assecondato doppiamente dalla volontà e dal potere

farà dell’intero universo la sua preda

per poi, alla fine, divorar sé stesso”

E Nietzsche, che si definiva “nato postumo”, rincarava la dose:

“Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla?

Non alita su di noi lo spazio vuoto?

Non si è fatto più freddo?

Non seguita a venire notte, sempre più notte?”

Dio, lo stato e l'io:

Oggi ci troviamo alle prese con le conseguenze sempre più evidenti di una crisi di senso e con l’estinzione della solidarietà fra gli esseri.

Allora che fare?

Possiamo invertire la rotta passando dal concepire tutto in funzione di sé a qualcosa che va al di là e si situa al di sopra di noi, l’ultra-io per Mancuso:

“La cosa più importante di me che merita la mia dedizione sarà quella che fedelmente riproduce e favorisce la logica di armonia relazionale da cui provengo, che mi mantiene in vita e si può sintetizzare con la parola Bene”.

Possiamo cessare di ricercare una visibilità spasmodica e competitiva per occuparci del lavoro su di sé.

A questo proposito Sant’Agostino dichiarava:

“Sed melius quod interius” (“Ma più prezioso ancora è ciò che ho dentro”).

Possiamo smettere di fuggire dal vuoto interiore per imparare a custodirlo e porgere l’orecchio ai suoi messaggi.

Dio, lo stato e l'io:

Per rinascere in bellezza, libertà e verità, dobbiamo tornare a casa, alla nostra coscienza morale, alla nostra luminosa ed autentica personalità, all’ ”Io invisibile”, come lo chiama Kant; Hannah Arendt prosegue, quasi ad incoraggiarci:

La riuscita dell’esperimento della Vita dipende da ciò su cui avviene l’attualizzazione e la focalizzazione della nostra energia interiore”.

Tutto si gioca e riconduce al processo educativo, in quell’ e-ducere che Socrate chiamava Maieutica, o arte della levatrice, ispirandosi a sua madre; Platone periagoge, o inversione di marcia; il Buddha bodhi, o risveglio; Gesù metànoia (conversione in quanto trasformazione della mente); i saggi ebrei teshuvà (conversione).

Le parole chiave nel processo?

Dedicarsi, essere indipendenti, selezionare accuratamente, ritagliarsi dei momenti di solitudine.

E’ proprio vero: c’è una lucidità nella solitudine che potrebbe far paura, ma anche – perchè no? – essere amata: ti purifica e ti fa brillare come un diamante.

SEI PASSI PER USCIRE DALLA TRAPPOLA

  • Accorgersene
  • Comprendere la natura specifica della propria trappola
  • Volerne uscire
  • Non inseguire la libertà assoluta, è un’ulteriore trappola
  • Resistere
  • Procedere a piccoli, pazienti passi.

Se quest’articolo ha stuzzicato il vostro interesse e desiderate approfondire e meglio comprendere, contattatemi:

sono a servizio.

Chi

2 commenti su “Dio, lo stato e l’io:”

  1. Giuseppe Scambelluri

    Poco da aggiungere. Splendide osservazioni.
    La democrazia si preserva con la trasparenza. La massa si fa intorbidire e perde lucidità.
    La democrazia non è per tutti. E’ necessario conoscere i propri limiti e cooperare per il bene comune.
    La società tecnologica spinge verso l’individualismo sfrenato che alla fine aliena dal Sé ancestrale.
    La gioia a quel punto diventa irraggiungibile perché nulla potrà più appagare.
    Il peccato originale dell’uomo. Potrebbe avere tutte le mele del paradiso terrestre ma si ostina a possedere l’unica mela irraggiungibile perché tentato dalla sua superbia.

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